BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA

Morano Calabro piccola e suggestiva cittadina medievale incastonata nella cornice del parco nazionale del pollino. Ricca di storia, arte, cultura e tradizione.
Ormai da anni entrata a far parte dei borghi più belli d’italia e del touring club italiano “bandiera arancione”
Si abbarbica su una collina a circa 700 metri di altitudine, con le sue case che sembrano addossate le una sulle altre quasi da non lasciare spazio a scale, vicoli e stradine tortuose scavate nella roccia che si diramano per l’intero centro storico. Tra splendidi affacci su tetti degradanti che si rincorrono sullo sfondo del massiccio del pollino, si scorgono chiese e piccole cappelle, originari palazzi signorili, volte e porte delle storiche cinte murarie e cupole maiolicate. Sulla sua sommità, sospeso tra cielo e monti Il Castello da secoli a difesa dell’accesso della Calabria con il panoramico affaccio sulla valle dell’antico Sybaris, un tempo avamposto strategico, crucivia culturale e commerciale. Fortilizio in epoca romana, epoca in cui Morano risulta Stazione della Regio-Capuam, antica via consolare romana.

LA STORIA

Morano è uno dei centri più caratteristici e suggestivi di Calabria, Città d’Arte della Regione e del Parco Nazionale del Pollino. Il paese sorge su un colle a circa 700 metri di altitudine ed ha come sfondo naturale il versante calabrese del massiccio del Pollino (m.2248), le vette del Dolcedorme (m.2267) e della Serra del Prete (m.2186). L’abitato è un singolarissimo affaccio panoramico, sull’ampia Valle del fiume Coscile (l’antico Sybaris), un tempo avamposto strategico, crocevia culturale e commerciale, dove nel corso dei secoli si sndava, dall’età magno-greca (VI sec. a.C.), una delle vie istimiche tra lo Jonio e il Tirreno. Ad epoca romana risalgono i toponomi Muranum e Summuranum, da cui deriva l’attuale denominazione del paese. Il primo, il più antico, compare in un’antica pietra miliare del II secolo a.C. reperita a Polla, nel Vallo di Diano. Nel “Lapis Pollae”, Muranum risulta ‘stazione’ della Regio-Capuam, antica via consolare romana, comunemente conosciuta come Popilia-Annia, che costituiva l’unico accesso alla Calabria lungo la terraferma. Summuranum, che figura invece nello Itinerario di Antonino (II sec. d.C.) e nella Tabula Peutingeriana (III sec. d.C.), designava presumibilmente altra ‘statio’ sulla medesima Regio-Capuam, ovvero su tracciato viario, alternativo a questa, che scorreva a valle, a ridosso dell’abitato di Morano e di Castrovillari, nei pressi della contrada Fauciglia. All’epoca romana risalgono i resti di antico fortilizio, su cui in età normanna sorse, in cima al colle su cui si erge Morano, il nucleo originario delle prime fortificazioni. Sospeso tra cielo e monti il Castello, da secoli a difesa dell’accesso della Calabria, venne ristrutturato e ampliato nella prima metà del ‘500 da Pietro Antonio Sanseverino, principe di Bisignano, feudatario di Morano; nel corso del secolo XVII la fortezza passò agli Spinelli principi di Scalea, nuovi signori di Morano fino al 1806. Agli stessi feudatari apparteneva anche il vasto complesso residenziale (il Palazzo), ubicato nella parte bassa del paese, nelle adiacenze dell’arco che sormonta l’antica Statale delle Calabrie. Aggregato in tre rioni, intorno al castello e alle chiese più importanti, l’abitato di Morano, attarente e monumentale, si sviluppa verso valle, dal medioevo all’età moderna, all’interno di un sistema di cinte murarie. La maglia urbana, urbana, fitta e intricata, fa della località uno dei centri storici di origine medievale più integri della Calabria. Feudo nell’età medievale di Apollonio Morano, dei Fasanella e di Antonello Fuscaldo, in età aragonese passò ai Sanseverino di Bisignano, nel 1614 fu alienato agli Spinelli di Scalea che lo terranno fino all’eversione della feudalità (1806). L’appellativo di Calabro, per il centro dell’alto Cosentino, è un aggiunta del 1863, per distinguerla da Morano sul Po.

LA CITTA’ PRESEPE

Morano Calabro è appollaiato su un cocuzzolo come un presepe, con lo sfondo del massiccio del Pollino. Le case bianche precipitano come una cascata lungo il fianco di una collina a cono che domina il paesaggio, mentre sulla cima si erge l’immancabile castello. Morano è un paese di origine antichissima (l’antica Moranum) il cui nome, nella forma Muranum, compare per la prima volta su una pietra miliare del II secolo a. C. ritrovata a Polla (Salerno), nel Vallo di Diano. Dall’incisione sulla roccia si deduce che a quel tempo la città fosse una stazione dell’antica via consolare Regio-Capuam. Il paese è anche riportato nella forma Summuranum ne “Itinerario di Antonino” (II secolo d. C.) e nella “Tabula Peutingeriana” (III secolo d. C.) come altra statio del tracciato viario che fiancheggiava l’abitato di Castrovillari. Sull’etimologia del nome sono state formulate diverse ipotesi ma non esistono notizie certe. La proposta più probabile, comunque, sembra essere quella che fa derivare il termine Morano dal verbo greco meruo (raccogliere insieme) o dal sostantivo meruma(cumulo) in riferimento alle abitazioni costruite una a ridosso dell’altra. Durante il periodo medievale la città fu infeudata ad Apollonio Morano, alla famiglia Fasanella e ad Antonello da Fuscaldo. Con l’arrivo degli Aragonesi la proprietà passò prima ai Sanseverino di Bisignano e poi agli Spinelli di Scalea (1614) che la mantennero fino all’eversione della feudalità (1806). Con il nuovo ordinamento amministrativo voluto dal generale Championnet, nel 1799, Morano fu riconosciuto Comune e inserito nel cantone di Castrovillari. La legge del 19 gennaio 1807 lo riconobbe come sede di governo comprendente soltanto l’Università di Morano. Dopo l’Unità d’Italia, con decreto del giugno 1863 sottoscritto da Vittorio Emanuele II, al nome Morano fu aggiunto l’aggettivo “Calabro” per distinguerlo da Morano sul Po (Alessandria).

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